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Le vernici alchidiche, dette anche sintetiche, a lenta o rapida essicazione, sono costituite essenzialmente, come si desume dal nome stesso, da resine alchidiche da policondensazione di anidridi, diacidi e mono acidi e polioli. Dalla percentuale di olio sul polimero finito si dividono in lungo, corto o medio olio. A seconda appunto della lunghezza di olio e dalla tipologia di olio (olio di lino, olio di legno, tallolio ecc) saranno classificate come vernici e/o smalti a lenta o rapida essicazione. Queste resine necessitano per polimerizzare (volgarmente essiccare) di partner di reticolazione.
Esse rappresentano, in svariate combinazioni, ancor oggi il componente di maggior utilizzo nei prodotti vernicianti per industria. La ragione può spiegarsi nella grande versatilità e facilità di uso e nel grandissimo numero di prodotti ottenibili. Nella versione a lungo olio nel settore edilizia per il trattamento e la manutenzione di manufatti metallici e
in legno, pensati espressamente per un’applicazione a rullo o a pennello, ove è possibile apprezzare la lenta essicazione che favorisce una buona distensione del film di vernice così applicato, questi prodotti si trovano ovunque anche nella GDO e nei negozi di Bricolage, con destinazione finale volta soprattutto all’utenza non professionale. In questa versione è possibile diluire queste vernici senza problemi di compatibilità con moltissimi prodotti diluenti, anche a base di terpeni (ragie minerali e vegetali, trementina e terpentina, ecc), solventi questi spesso non compatibili con i prodotti a corto e medio olio. Le versioni a corto e medio olio, pur reperibili anche all’utenza non
professionale presso i brico-center, trovano invece maggior impiego nel settore professionale, sempre per trattamento di superfici metalliche e legni, ma vista la rapidità di essicazione, pur senza escludere altri metodi applicativi, prediligono applicazioni a spruzzo. Questi ultimi prodotti vengono spesso definiti come smalti o vernici
sintetiche a R.E. (rapida Essicazione) e spesso presentano limitazioni nell’uso dei solventi in quanto non compatibili con la famiglia dei terpeni. Entrando nel merito del fenomeno di polimerizzazione (essicazione) esistono essenzialmente due tipologie di partner di reticolazione: quelli che sfruttano la temperatura (es. melamminiche o benzoguanammine) tipici dei cosiddetti smalti a forno, che compiono il processo polimerizzante in 30/40 minuti ma a temperature superiori a 120/150° C.
Questi smalti a forno trovano impiego esclusivamente presso applicatori professionali specializzati e non son reperibili sul mercato se non da rivenditori iperspecializzati. Il secondo partner di reticolazione è quello più diffuso e reperibile, mediante miscele di siccativi metallici che consente la formazione del polimero sfruttando la semplice esposizione all’ossigeno atmosferico siccativi costituiti da Sali metallici (benzoati e soprattutto ottoati). Queste miscele sono essenzialmente costituite da miscele ternarie di Sali di cobalto o di litio, di zirconio e di calcio, essendo da anni bandito il piombo largamente usato in passato. Le caratteristiche di questi siccativi sono differenti in quanto possono influenzare l’essicazione superficiale o in profondità del film di vernice applicata, per cui il loro dosaggio e il loro mix è una scelta del tecnico formulatore, che però risulta determinante e caratterizzante nel processo di essicazione e per la buona conservabilità a magazzino. Un maggior quantitativo di siccativo superficiale determina un veloce “fuori polvere” ma rallenta poi il fenomeno ossidativo degli strati profondi per cui l’essicazione in profondità risulterà più lenta con rischio aumentato di “raggrinzimenti” soprattutto in caso di temperature elevate. Queste considerazioni aprono la strada a una seria dipendenza del fenomeno di polimerizzazione dagli spessori applicativi di ogni singola mano di vernice. Spessori troppo consistenti impediscono una buona ossigenazione degli strati più a contatto con il supporto, causandone un difetto di reticolazione.

Questi fenomeni consigliano l’applicatore ad evitare mani troppo spessorate, ricorrendo quindi a più mani, dando così modo al fenomeno ossidativo di giungere correttamente anche agli strati più profondi. Queste in ultima analisi le caratteristiche delle resine alchidiche : buona durata dell’azione protettiva, buona ritenzione della brillantezza, buona applicabilità, buona elasticità, economicità di acquisto. Per contro esse qunado usate pure presentano limitate doti di resistenza chimica e resistenza al graffio solamente discreta. Possono poi trovare commercio in vesti di fondi, antiruggini e finiture in versione pura, ma anche in versione combinata con altre resine, diventando quindi alchidico-siliconica, alchidico-vinilica, alchidico-uretanica, alchidico-clorocaucciù, alchidico-ftalica, alchidico-fenolica, alchidico-poliestere, nitro-alchidica, alchidico-cumaronica, alchidico-melamminica, alchidico-
benzoguanamminica ed altre ancora. In questi casi possono assumere più o meno marcatamente anche le caratteristiche delle resine usate in combinazione.